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Cos’è la Sindrome di Stoccolma e Perché Viene Definita Così

La sindrome di Stoccolma è il risultato del rapporto che si stabilisce tra le vittime di un sequestro di persona ed il loro sequestratore. Ma perché accade?

Cos’è la sindrome di Stoccolma?

La domanda è stata rivolta, spesso, a psicologi e criminologi, i quali hanno studiato a fondo questo tipo di situazioni e ne hanno seguito le vittime, anche in periodi successivi all’esperienza traumatica che avevano vissuto. Sembra che la sindrome di Stoccolma si manifesti come una risposta psicologica inconscia all’evento improvviso e traumatico del sequestro; può coinvolgere sia l’ostaggio che il rapitore ed evolve attraverso tre fasi successive: 

  • la percezione dell’impossibilità di fuggire;
  • la percezione che la propria sopravvivenza sia minacciata e che il rapitore sia colui che può difenderla: da qui il sentimento di gratitudine dell’ostaggio verso il sequestratore;
  • la distanza, da un punto di vista psicologico, dell’ostaggio dalle forze di polizia;
  • lo sviluppo di sentimenti reciprocamente positivi tra rapitore e ostaggio.

La sindrome di Stoccolma in psicologia si crea sulla base dell’istinto di sopravvivenza dell’ostaggio, che conduce lo stesso a stabilire un contatto con il rapitore, comprendendo che la propria vita dipende da lui; questo contatto sviluppa un legame che, in poco tempo, diventerà un rapporto reciproco.

Della sindrome di Stoccolma si è parlato, per la prima volta, nel 1973, in seguito ad una rapina avvenuta in Svezia. Il 23 agosto di quell’anno, due detenuti evasi dal carcere presero in ostaggio tre donne e un uomo, dipendenti di una banca di Stoccolma, trattenendoli nella camera di sicurezza per alcuni giorni. L’episodio fece scalpore, anche perché gli venne dato molto risalto attraverso i mass-media. Sembra che i sequestratori trattassero gli ostaggi con gentilezza e che, durante quei giorni di prigionia, gli impiegati avessero il timore che la loro vita potesse essere messa in pericolo più da eventuali azioni della polizia per liberarli che dai loro sequestratori. Una delle vittime del sequestro, in particolare, sviluppò con uno dei malviventi un legame sentimentale che mantenne anche in seguito. Dopo essere stati rilasciati, i quattro impiegati chiesero la clemenza della legge verso i loro sequestratori e, successivamente, nel corso del processo, degli ostaggi testimoniarono addirittura in loro favore.

In seguito, si verificarono ancora episodi simili, spesso anche in casi di rapimenti di minori, che suscitarono lo stesso clamore. Nel tempo, non sono apparse evidenti differenze riguardo al tipo di sequestro in cui si sviluppa la sindrome di Stoccolma, per rapina, a scopo di estorsione oppure per fini politici e di terrorismo.

Libri sulla Sindrome di Stoccolma

Sulla sindrome di Stoccolma e il significato della stessa sono stati scritti molti libri; già Torquato Tasso, nel suo poema epico del 1590, “La Gerusalemme liberata”, narrava di una donna musulmana, Erminia, che si innamorava del suo nemico Tancredi, un eroe cristiano.

libri sulla sindrome di stoccolma

Ritroviamo situazioni riferibili a questa sindrome nel famoso romanzo di Emily Bronte, “Cime tempestose”, del 1847, oppure in libri più recenti come il romanzo di narrativa pubblicato nel 2017, “La sindrome di Stoccolma: Innamorarsi del proprio carnefice”, scritto da Michela Pugliese.

Un libro che ha colpito molto l’opinione pubblica è stato quello scritto e pubblicato da Natascha Kampusch, dal titolo: “3096“. Natascha Kampusch diventò tristemente nota alle cronache di tutto il mondo quando, otto anni dopo il suo rapimento, riuscì a fuggire e raccontò la storia del proprio sequestro, la drammatica esperienza vissuta nei 3096 giorni passati con il proprio carnefice, in quel rapporto di dipendenza reciproca che è la sindrome di Stoccolma. Tutto questo fa riflettere sulla possibilità che la sindrome di Stoccolma, pur senza essere chiamata con un nome specifico, sia sempre esistita, nella storia dell’umanità.

Cause Psicologiche della Sindrome di Stoccolma

Sembra che la sindrome di Stoccolma non riconosca una differenza sociale e culturale tra le persone che vi incorrono e che possa coinvolgere, sia come rapitori che come ostaggi, persone di qualsiasi nazionalità, sesso e razza.

cause psicologiche della sindrome di stoccolma

Gli psicologi, tuttavia, hanno evidenziato dei fattori che potrebbero contribuire al manifestarsi della sindrome, come: la durata nel tempo e il grado di intensità dell’esperienza; la situazione di dipendenza dell’ostaggio dal rapitore per la sua sopravvivenza; lo sviluppo di sentimenti negativi, da parte dell’ostaggio, verso le autorità.

Nei momenti immediatamente successivi al sequestro, l’ostaggio si trova in uno stato di confusione, quasi di stordimento, a causa del trauma subito; le sue reazioni sono quelle tipiche che si possono riscontrare come risposte ad un trauma grave e improvviso:

Infatti, superato il trauma immediato, la vittima acquista consapevolezza della situazione in cui si trova e comprende di doverla subire; tutto questo, complice l’isolamento dal resto del mondo e il tempo che, in tale isolamento, l’ostaggio trascorre con il rapitore, contribuisce a creare il legame patologico tra i due individui.

Sembra che il legame sia già concreto durante il terzo giorno di prigionia dell’ostaggio. Questa situazione verrebbe agevolata dal comportamento del sequestratore, in caso di un’esperienza che non sia, per la vittima, così traumatica come aveva temuto inizialmente, ovvero in assenza di comportamenti violenti da parte del suo carnefice, come percosse e abuso fisico. Si ritiene anche che la totale dipendenza dell’ostaggio riguardo a ciò che è essenziale per la sua sopravvivenza, come l’acqua, il cibo e l’aria, giustifichi il senso di gratitudine che prova nei confronti del carceriere, nel momento in cui tutto questo gli viene concesso.

L’impossibilità del contatto con la polizia, e il sospetto che le autorità non agiscano adeguatamente per liberarlo, inducono l’ostaggio a ritenere che sia il sequestratore ad avere il controllo della situazione; che la dimostrazione di forza da parte di quest’ultimo sia addirittura necessaria, giustificata dal comportamento inadeguato delle autorità. In pratica, le forze di polizia vengono considerate impotenti, di fronte al malvivente, avendo fallito nel loro compito di tutelare e proteggere il privato cittadino e nel loro ruolo di garantire l’ordine pubblico, non essendo state in grado di impedire il sequestro. Inoltre, in caso di un ultimatum imposto dalla polizia per la resa del malvivente, oppure nella possibilità di un’incursione da parte delle Forze Speciali, si creano nell’ostaggio forti timori per la propria incolumità; in qualche modo, si attiva un meccanismo che induce vittima e carnefice a rafforzare il proprio legame sulla base di un comune risentimento nei confronti delle autorità.

La Sindrome di Stoccolma in Amore

In casi estremi, sembra che il legame tra la vittima e il carnefice, che ha creato fra loro un sentimento di forte solidarietà, tale da diventare una dipendenza affettiva, possa sconfinare in un rapporto di amore, malato e, a tratti, persino perverso.

la sindrome di stoccolma in amore

La sindrome di Stoccolma in amore  colpisce solitamente l’individuo psicologicamente più debole all’interno della coppia che, spesso, ha sviluppato il proprio legame in seguito ad un rapimento oppure ad abusi da un punto di vista fisico e psicologico.

Il rapporto tra la vittima e il carnefice è alimentato da piccole concessioni e gesti di gentilezza da parte dell’aguzzino, verso il quale la vittima non riesce a provare rancore.

Questa sindrome si può constatare anche all’interno di una coppia apparentemente normale, in cui, tuttavia, si sia creata una dipendenza affettiva; uno dei due individui attua dei veri e propri comportamenti di persecuzione, annientando progressivamente la volontà dell’altro, il quale è convinto di poter vivere solo in funzione di quella relazione: questo è il sintomo definito come dissonanza cognitiva ed è il segnale di una alterata percezione della realtà, nell’ambito della sindrome di Stoccolma in amore.

La persona abusata cercherà sempre di compiacere il proprio carnefice e di esaudirne ogni desiderio, arrivando a sentirsi in colpa quando non dovesse riuscirvi; ciò accade perché la sua autostima è stata annientata. La vittima continuerà sempre a manifestare affetto verso il suo compagno- aguzzino, in quanto continuerà a credere che egli possa cambiare, con il tempo, grazie ai propri comportamenti: questo rientra tra la sindrome di Stoccolma e i sintomi più evidenti, il cosiddetto “Trauma Bonding”, dovuto al legame di sofferenza che la persona sottomessa vive con il proprio compagno.

Una curiosità: molti critici indicano nel film di animazione “La Bella e la Bestia” uno degli esempi più evidenti di questo disturbo.

Sindrome di Stoccolma Cura

Come curare la sindrome di Stoccolma?

Gli psicologi e gli analisti del comportamento umano non hanno ancora completamente chiare le dinamiche su cui si basano i meccanismi che scatenano la sindrome di Stoccolma, la sua evoluzione e la durata nel tempo, una volta che si sia manifestata; in ogni caso, sembra che la sindrome possa persistere anche per parecchi anni.

come curare la sindrome di stoccolma

Nei soggetti che l’anno sviluppata, inoltre, sono stati riscontrati, anche a distanza di molto tempo, stati di depressione, flashback, fobie manifeste e disturbi del sonno.

Come curare coloro che ne sono affetti?

Le vittime, senza dubbio, hanno bisogno di assistenza: gli specialisti, sia psicologi che psichiatri, le aiutano a ricordare l’esperienza vissuta e a rielaborarla, affrontando le problematiche che riguardano tutte le conseguenze dell’esperienza traumatica. Un lavoro importante viene fatto anche riguardo ai meccanismi di difesa che la vittima ha messo in atto.

I professionisti che seguono questo tipo di pazienti emettono spesso la diagnosi di disturbo acuto da stress; in questo caso, la terapia per curarli è la stessa utilizzata per il disturbo da stress post traumatico, che si attua con la psicoterapia e la farmacoterapia. Ovviamente, non esiste una terapia che funzioni in assoluto; dipende dalle caratteristiche della personalità del soggetto interessato e dalle reazioni emotive che egli manifesta.

La possibilità di successo di queste terapie, e quindi di recuperare la normalità per i pazienti, è abbastanza elevata. 

Come Guarire dalla Sindrome di Stoccolma

Non è facile guarire, per una persona affetta dalla sindrome di Stoccolma.

Il soggetto interessato, difficilmente riesce a rendersi conto della situazione, ad inquadrarla in tutta la sua complessità e a reagire con la lucidità che sarebbe necessaria.

Anche per coloro che le stanno vicino, in particolare i familiari, non è possibile convincerlo semplicemente dell’anomalia della sua situazione, per fargli recuperare la normalità: bisogna fare in modo che ci arrivi per gradi; nel frattempo, saranno di aiuto le manifestazioni di affetto e di fiducia.

Molte volte, la persona che si trova in questa situazione, viene spinta dal proprio carnefice ad isolarsi, tagliando fuori dalla coppia tutti gli altri rapporti: dimostrarle comprensione, comunicandole sicurezza, tenendo sempre aperto il dialogo, impedirà che questo accada e contribuirà a mantenere il contatto.

La vittima dovrà sentire di avere qualcuno su cui contare, affettivamente e, in alcuni casi, anche economicamente, fuori della prigione rappresentata dal rapporto di coppia. Inoltre, è importante che si apra e parli della propria esperienza: ascoltarla, consentirà di capire fino a che punto il suo legame sia morboso e, nel tempo, convincerla ad abbandonare quella relazione.

Questi comportamenti, messi in atto da amici e familiari, rappresenteranno un valido aiuto nel percorso verso la guarigione dalla sindrome di Stoccolma, senza, tuttavia, avere la pretesa di sostituire i professionisti che curano le persone affette da questa sindrome.